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Messaggio  ChiArA_25 Ven Dic 02, 2011 12:16 am

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« Devi imparare... a vedere quello che guardi. »
(Glaedr rivolto ad Eragon in Inheritance)


Inheritance o La Volta delle Anime è il titolo del quarto ed ultimo romanzo del Ciclo dell'Eredità, scritto da Christopher Paolini, autore dei precedenti tre libri della serie: Eragon, Eldest e Brisingr.
Il Ciclo dell'Eredità era stato originariamente pensato come una trilogia, ma alla pubblicazione di Brisingr Paolini affermò che durante la sua stesura il libro era cresciuto a dismisura, lo sviluppo dei vari filoni narrativi si era andato complicando ad un punto tale che sarebbe risultato impossibile sciogliere questo complesso intreccio narrativo in un solo libro. Quindi in accordo con la casa editrice (la Random House) si decise per una pubblicazione in due parti del finale della storia.
Il libro è stato pubblicato dalla Random House l'8 novembre 2011 negli Stati Uniti,[1] in Australia, Nuova Zelanda e nel Regno Unito, e dalla Rizzoli il 9 novembre in Italia.


Trama

« Aveva il volto lungo e scarno, la fronte alta e il naso affilato; occhi duri come pietre, con poco bianco intorno alle iridi scure; la bocca larga e sottile con gli angoli leggermente rivolti all'ingiù, circondata da una barba corta e folta, nera come i suoi abiti. Il re dimostrava quarant'anni: ancora all'apice della sua forza, e tuttavia prossimo agli albori del suo declino. »
(Presentazione di Galbatorix in Inheritance )
Dopo aver conquistato Feinster alla fine di Brisingr, Eragon e Saphira piangono la morte di Oromis, avvenuta per mano di Murtagh. Il tempo stringe, tuttavia, e quindi i due vengono impiegati da Nasuada e dai Varden nell'assedio di Belatona, ricca e potente città, che, se presa, potrebbe significare una grande vittoria a favore dei ribelli. L'assedio procede senza troppi intoppi. Giunti nella sala del trono, tuttavia, Eragon viene attaccato dal signore della città. Lo uccide facilmente, non prima, però, che questi possa ferire Saphira con una lancia magica. I due apprendono da Arya che quella è una Dauthdaert, un'antica arma forgiata dagli [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] che potrebbe uccidere, se usata bene, perfino il più potente [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]. Forti della lancia, Eragon e Saphira concludono l'assedio, e Belatona viene occupata dai Varden. Dopo la battaglia, i ribelli vengono raggiunti dai gatti mannari i quali, sotto la guida di Grimrr Zampamonca, hanno deciso di abbracciare la causa dei Varden. Dopo la stipulazione dell'alleanza, Roran viene convocato da Nasuada, che lo incarica di raggiungere Arughia, città vicina al Surda, che è da lungo tempo assediata dalle forze del capitano Brigman il quale, nonostante i ripetuti attacchi, non riesce a conquistarla. Il cugino di Eragon raggiunge la città, e, anche se inizialmente le sue idee contrastano quelle di Brigman, i due si accordano e, sfruttando la rete di canali di Arughia, riescono ad occuparla. Nasuada, positivamente colpita, informa Roran che però i Varden si trovano in grande difficoltà: hanno infatti raggiunto Dras-Leona, ultimo baluardo dell'Impero prima di Urû'Baen. A difendere la città c'é però Murtagh, forte dell'appoggio del suo drago Castigo, che annuncia che ucciderà chiunque si avvicinerà alle mura. Per evitare perdite inutili, Nasuada ha deciso di non toccare la città. Eragon, che si trova con i Varden di fronte a Dras-Leona, continua nel frattempo gli allenamenti. Sa che il duello finale con Galbatorix è vicino, e quindi non si da un attimo di tregua. Ad aiutarlo ad esercitarsi ci sono Arya e Glaedr, che, rinchiuso nel suo Eldunarí, ha superato il dolore per la morte di Oromis, e sta insegnando a Eragon e a Saphira tutto ciò che conosce. A interrompere la situazione di stallo arriva però Jeod Gambelunghe: il colto uomo ha trovato fra i suoi innuerevoli libri la descrizione di un passaggio sotterraneo che, se usato bene, permette di sbucare dritto dritto dentro Dras-Leona. Eragon, Arya, Angela l'erborista, Solembum il gatto mannaro e Wyrden, uno degli [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] della scorta personale di Eragon, decidono di imbarcarsi nell'impresa, mentre i Varden distrarranno Castigo attaccando la città dall'altro lato. Facendosi strada fra i tortuosi cunicoli sotterranei, Eragon e il suo gruppo vengono attaccati dai soldati che non provano dolore già visti in Brisingr. Wyrden muore, Angela e Solembum scompaiono ed Eragon e Arya vengono catturati dai sacerdoti dell'Helgrind, i quali intendono sacrificare i due ai nuovi Ra'zac che stanno per nascere. Angela e Solembum, tuttavia, tempestivamente li soccorrono e continuano la loro missione. Seguendo i cunicoli giungono nella cattedrale dei sacerdoti dell'Helgrind. I quattro li uccidono tutti, ed escono nella città solo per venire attaccati da un gruppo di guardie. La situazione è disperata, poiché i Varden, che si aspettavano che Eragon e i suoi aprissero i cancelli dall'interno, si trovano alla mercé di Castigo, il Cavaliere dei Draghi e i suoi compagni sono in gran difficoltà a causa delle guardie, e Murtagh sembra essersi accorto che i Varden volevano tendergli una trappola. Murtagh, in sella a Castigo, punta Eragon, separato da Saphira. Il giovane decide allora di usare la riserva d'energia contenuta nell'anello Aren: l'incantesimo che lancia scaraventa i due avversari molto lontano dalla città. Senza il loro aiuto, l'esercito della città cade facilmente, e i Varden la occupano. Terminata la battaglia, Eragon si concede una notte di svago, nella quale parla e si confida con Arya. Prima dell'alba, però, Murtagh e Castigo piombano nell'accampamento dei Varden, e, seminando il panico, rapiscono Nasuada. Senza il loro leader, i Varden si trovano allo sbando. Jörmundur, vice di Nasuada, convoca i principali esponenti dei Varden per scegliere un nuovo capo. Nonostante i contrasti con re Orrin, sovrano del Surda e prezioso alleato dei Varden (poiché fornisce ai ribelli approvigionamenti e un gran numero di soldati), l'assemblea decide di rispettare le volontà di Nasuada e viene eletto comandante dei Varden Eragon. Mentre riflette sulla gravità del suo incarico, il giovane, pensando ad un modo per battere Galbatorix in duello, si ricorda della profezia che gli fece Solembum in Eragon. Secondo al responso il Cavaliere dei Draghi, quando si sarebbe trovato in difficoltà, sarebbe dovuto recarsi all'albero di Menoa per trovare l'acciaioluce, con il quale forgiare una spada, e sarebbe dovuto andare alla Rocca di Kuthian per trovare un modo per sconfiggere il re. Siccome la prima parte si è rivelata veritiera (in Brisingr Eragon trovò l'acciaioluce proprio sotto l'albero di Menoa), il giovane sospetta che anche la seconda potrebbe celare un qualcosa di vero. Sfogliando i libri di Jeod, Eragon viene a sapere che la Rocca di Kuthian si trova a Doru Areaba, l'un tempo capitale dei Cavalieri dei Draghi, sull'isola di Vroengard. Decide allora di partire per l'isola, accompagnato da Saphira e Glaedr. Nel frattempo Nasuada si risveglia a Urû'Baen, dove inizia la sua lunga agonia: quotidianamente è oggetto delle perverse torture di Galbatorix, che vuole che lei gli giuri fedeltà nell'antica lingua. Nasuada si avvicina però lentamente a Murtagh: il giovane si confida con lei, raccontandole di ciò che ha passato sotto Galbatorix e in lui Nasuada trova un alleato e soprattutto un amico, che quando può le allevia il dolore delle torture e la avverte di ciò che il re vuole farle. Frattanto Eragon raggiunge, non con poche difficoltà, Vroengard. Lì trova la Rocca di Kuthian, ma, per accedervi, lui e Saphira devono pronunciare i loro veri nomi. Dopo tre giorni nei quali esaminano la propria coscienza e il proprio essere interiore, i due scoprono i loro veri nomi, ed accedono alla Rocca di Kuthian. Eragon, Saphira e Glaedr scoprono che la Rocca custodisce centinaia di Eldunarí e di uova di drago, in attesa di essere schiuse, al riparo dagli occhi e dalle grinfie di Galbatorix. Forti dell'appoggio di centinaia di draghi in forma di Eldunarí, e quindi di un potere enorme (seppure di gran lunga inferiore a quello di Galbatorix), Eragon e Saphira lasciano l'isola portando con loro quasi tutti i cuori dei cuori dei draghi, e raggiungono i Varden, che sono arrivati alle porte di Urû'Baen. Lì svelano ai leader dei ribelli la potente forza di cui dispongono e, dopo essere stati raggiunti da elfi e [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], decidono di iniziare l'assedio dell'ultima roccaforte di Galbatorix. Il piano di Eragon è estremamente rischioso, e comprende l'utilizzo di Elva, la potente bambina che Eragon maledì nel primo libro. Il Cavaliere dei Draghi attende in disparte che Murtagh e Castigo si rivelino e, quando i due escono dalla città assediata, Eragon si getta a capofitto nella foga della battaglia. Mentre cercano di raggiungere la reggia di Galbatorix, dall'altro lato della città Roran, capitano di un ingente squadrone di soldati, abbatte facilmente ogni nemico che gli si para davanti. Almeno finché dalle caserme dell'esercito non decide di mostrarsi Lord Barst, generale delle legioni imperiali, uomo spietato e intelligentissimo. La lotta si fa allora disperata, poiché Barst annienta facilmente tutti i Varden che gli si presentano inanzi. Roran capisce che la fonte del suo potere risiede in un Eldunarì che tiene nell'armatura, ma mentre si accorge di tale particolare, vede anche che a peggiorare notevolmente la situazione ci sono le magie degli elfi, che iniziano a non funzionare o a ritorcersi contro di loro inspiegabilmente. Frattanto Eragon, Saphira, Arya, Elva, Blödhgarm e gli elfi della scorta del Cavaliere sono arrivati, non con poche difficltà (i corridoi attraversati erano infatti pieni di trappole magiche), davanti al portone della sala del trono. Un incantesimo impedisce tuttavia alla scorta degli elfi di proseguire, e così Eragon, la dragonessa, Arya ed Elva procedono da soli al cospetto di Galbatorix. Quest'ultimo li blocca facilmente con svariati incantesimi e, dopo averli minacciati dicendo che se non gli avessero obbedito avrebbe ucciso due bambini, spiega loro che, tempo fa, trovò sulla Grande Dorsale una lastra con incisa la Parola: il vero nome dell'antica lingua, e quindi un modo per controllare a suo piacere la magia. È per questo che gli incantesimi degli elfi nella città non funzionano. Galbatorix annuncia ai suoi ospiti che, terminata la battaglia, naturalmente a suo favore, userà la Parola per cancellare la minaccia della magia da tutta Alagaësia e inaugurare così un'eterna era di pace. Eragon naturalmente non gli crede, e scopre anche che nella sala, con loro, c'é Nasuada, incatenata ad un blocco di pietra. Dopo che il re rivela loro che è a conoscenza di tutte le risorse e gli stratagemmi dei Varden, compresi gli Eldunarí di Eragon, chiama nella sala Murtagh e Castigo e propone ad Eragon un duello contro il fratellastro, senza né magia né Eldunarí, contando solo sull'abilità di ognuno di loro. Eragon accetta e inizia la sfida. Intanto la situazione in cui si trovano Roran e i Varden non è delle più rosee: Barst e l'esercito imperiale sembrano infatti avere la meglio sui ribelli. Il generale è immensamente potente e sta decimando letteralmente i Varden. Islanzadi, regina degli elfi, combattendo contro di lui viene uccisa. Nella foga della battaglia, a Roran viene però un'idea per abbattere il Lord, senza il quale, il giovane ne è sicuro, l'esercito imperiale sarà allo sbando. Convoca tutti i capi dei Varden di tutte le razze, e chiede loro di ordinare a tutti i soldati che comandano di attaccare senza mai fermarsi Barst: secondo Roran, in questo modo, l'Eldunarí non avrà il tempo di recuperare energie e dopo un po' le difese magiche che rendono il generale invincibile cederanno. Il piano funziona alla perfezione: tutti i soldati convergono su Barts e lo attaccano senza pietà, cercando di sfondarne le difese. Ci sono quasi riusciti, quando il Lord riesce a uscire dalla mischia e recupera lo scudo. Roran pensa sia finita, poiché la catena ininterrotta di attacchi è terminata, ma un aiuto improvviso giunge dai gatti mannari, che artigliano Barst continuamente e, finalmente, risecono a spezzargli le difese. Anche senza la magia a proteggerlo, però, il generale resta un avversario formidabile e, quando Roran cerca di attaccarlo per ucciderlo finalmente, Barst senza il minimo sforzo lo schianta a terra. Senza darsi per vinto il giovane lo blocca per le mani e cerca di strozzarlo. Dopo minuti che sembrano interminabili Roran riesce a soffocare il rivale, che finalmente cade a terra, morto. Il giovane, estremamente malconcio, viene portato al sicuro fuori della città, dove viene curato. I Varden, secondo le previsioni di Roran, hanno la meglio sull'esercito imperiale. Nel frattempo il duello fra Eragon e Murtagh sembra volgersi a favore del secondo, che, come Eragon ha sempre sostenuto, è molto più abile di lui nell'arte della spada. Il Cavaliere però si ricorda delle parole che gli disse Glaedr mentre si allenava fuori da Dras-Leona: impara a guardare ciò che vedi. Facendo attenzione ai movimenti di Murtagh, Eragon lo ferisce, non mortalmente, ma pur sempre in modo da aggiudicarsi la vittoria su quel piccolo duello. Murtagh però sgrida il fratellastro, dicendogli che, se i Varden avessero aspettato ancora qualche giorno prima di assediare Urû'Baen, egli avrebbe potuto liberare Nasuada. Galbatorix, che non ha sentito il discorso dei due, ordina ad Eragon di prestargli, assieme ad Arya, Saphira ed Elva, giuramento nell'antica lingua. Eragon, conscio che non può fare altro, raggiunge il re, ma prima che possa fare qualcosa, Murtagh grida la Parola: gli incantesimi che bloccavano i compagni di Eragon vengono annullati, e tutti, compresi Murtagh e Castigo, attaccano il re e Shruikan. Galbatorix, che sembra trovarsi in difficoltà, riesce però a pronunciare un incantesimo, che immobilizza tutti, anche il suo dragone, eccetto lui. Sembra che sia finita, quando Eragon, attingendo alla forza di Saphira, Arya, Glaedr e di tutti gli Eldunarí lancia una magia che riversa entro Galbatorix tutte le emozioni delle persone che sono state in qualche modo danneggiate da lui: un dolore misto ad un'immensa rabbia attanaglia il re, che spezza l'incantesimo, ridando a tutti la possibilità di muoversi. Arya, mentre Shruikan è azzannato da Saphira e Castigo, grazie alla Dauthdaert riesce a uccidere il dragone. Eragon, che duella contro un Galbatorix molto maldestro a causa delle emozioni che lo colpiscono, grazie all'aiuto degli Eldunarí riesce, finalmente, ad distruggere il re, che implode in una nuvola di energia. Colpevole la scossa provocata dalla caduta dell'immenso corpo esanime di Shruikan, il palazzo inizia a crollare. Fortunatamente, riescono tutti a uscire, grazie all'aiuto di Saphira e Castigo. Una volta fuori, sta Eragon curando le sue ferite e quelle del suo drago, quando vede che Murtagh, dopo aver salutato Nasuada, parte in volo. Il Cavaliere lo segue e Murtagh gli dice che lui e Castigo hanno deciso di ritirarsi a nord, sulle montagne della Grande Dorsale, per riflettere sugli errori commessi. Eragon non lo ostacola, e Murtagh e Castigo augurano a lui e a Saphira un futuro roseo, chiedendo al fratellastro, quando educherà i futuri Cavalieri dei Draghi, di insegnare loro a non avere paura, poiché è la paura che ha distrutto la sua vita. Tornato a Urû'Baen, Eragon si trova fra i partecipanti dell'inevitabile riunione nella quale scegliere un nuovo re per Alagaësia. Dopo aver escluso tutti i membri di una razza che non sia quella degli uomini, ed aver accolto la volontà di Eragon nel non volersi caricare di questo fardello, Nasuada propone a Orrin una lunga lista di territori in cambio del suo rifiuto di diventare re di Alagaësia. Riluttante, Orrin accetta, e viene proclamata regina Nasuada. Nei mesi successivi Eragon e Saphira si trovano sempre a doversi spostare da Ilirea (il nome di Urû'Baen prima della presa di Galbatorix, che Nasuada ha deciso di reintrodurre) e qualche territorio in cui c'é bisogno del loro aiuto. Eragon però è attanagliato da un dubbio che lo tormante continuaente: cosa fare della sua vita, ora che ha raggiunto l'obbiettivo che si era prefissato? Mentre cerca di trovare una soluzione, altri inconvenienti gli si presentano davanti: Nasuada ha intenzione di fondare un ordine di maghi, simile a quello dei Cavalieri, per impedire che la magia venga utilizzata a scopi malvagi. Propone ad Eragon di diventarne il capo, e lui le promette di pensarci su. Arya è intanto partita da Ilirea senza avvisare il giovane, poiché il suo popolo ha deciso di scegliere un nuovo capo, ora che Islanzadi, sua madre, è morta. Seppur comprendendo l'elfa, Eragon è leggermente irritato per il fatto che non l'abbia avvisato. Infine, il dilemma più grande riguarda il luogo in cui portare Eldunarí e uova, in modo che queste ultime possano schiudersi al sicuro da ladri e affini. Su consiglio di Umaroth (il drago di Vrael), Eragon prende l'unica decisone possibile: crescere i draghi al di fuori da Alagaësia, per poi, dopo aver addestrato sia loro che il loro Cavaliere, rispedirli indietro perché adempiano il loro compito di proteggere tutti i popoli. Lo comunica ad Arya, quando questa deciderà a ripresentarsi a lui. Eragon scoprirà che Arya è divenuta la nuova principessa degli elfi e che l'ultimo uovo custodito da Galbatorix si è schiuso per lei: il suo drago verde, Fírnen, diventa grande amico di Saphira e di Eragon. Tornato assieme ad Arya a Ilirea, comunica la sua volontà anche a Nasuada: in questo modo declina, inevitabilmente, l'offerta della regina di porsi a capo dell'ordine dei maghi, e inizia ad avvertire amici e parenti delle sue intenzioni. Naturalmente molti cercano di opporsi, primo fra tutti Roran. Eragon chiede, dopo che il cugino si arrende all'inevitabile, a lui, a Katrina e alla loro bambina di precederlo nella Du Weldenvarden, la foresta degli elfi, in modo che possano visitare la splendida Ellesméra, capitale del regno degli elfi, e possano trovarsi già lì quando lui partirà. Accettano, e partono con Arya e Fírnen per Ellesméra, non prima che Brigit, la donna di Carvahall che perse il marito Quimby a causa dei Ra'zac nel secondo libro, ottenga il tributo di sangue che Roran gli promise (Brigit ritiene Roran responsabile dell'accaduto, in quanto i Ra'zac giunsero a Carvahall per cercare lui). Mentre il cugino di Eragon e la sua famiglia raggiungono la città degli elfi, il Cavaliere dei Draghi risolve le ultime due questioni lasciate in sospeso. Prima annuncia a Orik, tramite la divinazione, della sua imminente partenza, e poi raggiunge la tribù degli Urgali di Nar Garzhvog, dove espone ai loro capi la sua idea per evitare futuri conflitti con il bellicoso popolo Urgali: ogni 3 anni una competizione simile ai nostri giochi olimpici placherà la sete di gloria degli Urgali. Inoltre, per la prima volta dalla nascita dei Cavalieri, Eragon, dopo aver chiesto agli elfi il permesso, annuncia ad Urgali e Nani che anche loro avranno Cavalieri della loro razza. Sia i Nani che gli Urgali accettano con gioia la sua decisione, e finalmente Eragon parte per Ellesméra, dove, fra banchetti e feste in suo onore, reincontra il macellaio di Carvahall Sloan, padre di Katrina, che in Brisingr venne punito da Eragon per le sue malefatte compiute in Eldest (il giovane lo obbligò a stabilirsi dagli elfi e non guarì la sua cecità causata dalle torture dei Ra'zac). Eragon vede che Sloan si è pentito dei suoi crimini, gli ridona la vista, ma, tuttavia, non permette al macellaio di essere visto dall'amata figlia. Sloan è comunque felice di poter vedere che Katrina sta bene e ringrazia Eragon. Il Cavaliere, Roran e Arya partono poi per l'ultima tappa del loro viaggio: raggiungono Hedarth, avamposto dei nani, dove Eragon saluta Orik, lascia Roran e Arya e si dirige, con Blödhgarm e alcuni elfi verso le distese d'oltremare, nei territori in cui potrà addestrare la nuova stirpe di Cavalieri.
« "Addio" mormorò , guardando Arya e Fírnen dirigersi in volo verso la spiaggia lontana dove li aspettava Roran.
Solo allora non trattenne più le lacrime; si aggrappò al parapetto e pianse, pianse perché si stava lasciando alle spalle tutto ciò che conosceva. Sopra di lui Saphira si abbandonò a un lamento desolato, e il loro dolore si unì nel rimpianto del futuro che non avrebbero mai avuto.
Col trascorrere dei minuti, tuttavia, mentre Eragon scrutava la pianura sconfinata, sentì il cuore placarsi, le lacrime si asciugarono e piano piano un senso di pace si diffuse nel suo animo. Si chiese quali meraviglie avrebbe potuto incontrare in quelle terre selvagge e pensò alla vita che lui e Saphira stavano per intraprendere, una vita insieme ai draghi e ai Cavalieri. Non siamo soli, piccolo mio, disse Saphira.
Un sorriso gli increspò il volto.
E la nave avanzò, veleggiando serena sul fiume illuminato dalla luna, verso le ignote pianure oltreconfine. »


Personaggi principali

Eragon Ammazzaspettri: giovane ragazzo di Carvahall, al quale è toccata l'eredità dei Cavalieri dei Draghi: l'uovo della dragonessa Saphira. Dopo la buona riuscita dell'assedio di Feinster, Eragon e la sua dragonessa partecipano a quello di Belatona. Eragon combatte con la sua spada magica Brisingr, la quale, ogni volta che il giovane pronuncia il suo nome, viene avvolta dalle fiamme. "Ammazzaspettri" è il soprannome affibbiatogli dai Varden dopo il combattimento di Eragon contro Durza, come narrato nel primo libro.
Saphira Squamediluce: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] di Eragon, Saphira è uno degli ultimi [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], ed ha le scaglie blu. È estremamente superba, ed è molto potente.
Galbatorix e Shruikan: Galbatorix è l'antagonista principale della saga. Anche se non appare mai fisicamente nei precedenti libri, è colonna portante della trama, e viene citato ripetutamente. Galbatorix è uno degli ultimi Cavalieri dei Draghi, nonostante non sia legato a Shruikan, il suo dragone, dal legame che unisce i veri e propri Cavalieri. La fonte del suo potere sono i numerosissimi Eldunarí che ha trafugato dai draghi da lui sconfitti. Possiede quello che lui crede l'ultimo uovo di drago, quello verde.
Roran Fortemartello: cugino di Eragon, Roran ha salvato Carvahall, suo villaggio natale, dall'attacco dei Ra'zac, in Eldest. Dopo aver portato al sicuro i suoi concittadini dai Varden, Roran si è distinto per le sue imprese militari presso i ribelli, che l'hanno portato a posizioni di prestigio. È stato soprannominato "Fortemartello" poiché è solito combattere con tale arma.
Arya: figlia della regina degli [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] Islanzadi, Arya è anch'essa un elfa, ed è una dei migliori combattenti dei Varden. È estremamente dotata sia con la spada che con la magia, ed è molto intelligente. Eragon ha dichiarato a lei il suo amore, ma Arya lo ha rifiutato, poiché ritiene che una relazione amorosa in tempi di guerra non può produrre altro che male.
Murtagh e Castigo: Murtagh è il fratellastro di Eragon. Dopo esser stato catturato dai servi di Galbatorix, è stato costretto da quest'ultimo a prestargli servizio come Cavaliere del Drago Castigo. Nonostante non possa opporsi al volere di Galbatorix, Murtagh lo odia profondamente. Il giovane è estremamente più forte di Eragon (sia nel secondo che nel terzo libro infligge pesanti sconfitte al rivale), anche per il fatto che possiede una notevole quantità di Eldunarí che lo appoggiano in battaglia.
Glaedr: Glaedr era il drago del maestro di Eragon Oromis. Quando quest'ultimo morì in Brisingr, Glaedr vomitò il suo cuore dei cuori per non morire e continuare ad aiutare Eragon e Saphira. Superato il dolore per la morte del suo Cavaliere, Glaedr ha ripreso l'addestramento dei due. È molto saggio e sa sempre consigliare Eragon sul da farsi.
Nasuada: Nasuada è la figlia di Ajihad, ex capo dei Varden. Il ruolo di leader dei ribelli è passato a lei dopo la morte del padre, ma, nonostante la giovane età, è estremamente brillante ed è un eccellente politica.
Angela, l'erborista, e Solembum: Angela è uno dei personaggi più misteriosi dell'intera saga. Erborista, indovina, pellegrina per i vasti territori di Alagaësia, sembra che non ci sia razza o popolo che non abbia avuto a che fare con Angela. È particolarmente legata al gatto mannaro Solembum, che la segue in ogni suo viaggio. Combatte con la spada più affilata del mondo, "Trillamorte".
Blödhgarm: mezzo lupo e mezzo elfo, è il capo della scorta di elfi incaricata da Islanzadi per proteggere Eragon e Saphira. Col tempo diventerà amico del Cavaliere e suo fedele aiutante (ad esempio lo coprirà quando Eragon deciderà di partire per Vroengard).
Elva: la bambina che Eragon maledì per sbaglio nel primo libro, donandole il potere di percepire le sofferenze altrui e di farsene carico. Nonostante l'aspetto, Elva è incredibilmente matura e intelligente. È una delle più preziose risorse dei Varden, grazie al suo potere, anche se si rifiuterà spesso di collaborare con Eragon e Nasuada (più che altro, per capriccio).
Orik: capoclan del Dûrgrimst Ingeitum, Orik è un [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], estremamene legato da un rapporto d'amicizia verso Eragon.


Personaggi secondari

Re Orrin: sovrano del Surda, regno confinante ad Alagaësia, Orrin, presentato in Eldest come personaggio bonario e stravagante, in Inheritance assume un ruolo contrapposto al volere di Nasuada e di Eragon, opponendosi a qualsiasi decisione presa da qualcuno che non sia lui. I Varden cercano sempre di assecondarlo, poiché fornisce il maggior contributo alla loro campagna grazie alle sue immense ricchezze.
Jörmundur: vice di Nasuada, forgiato dalle lunghe battaglie che ha combattuto in passato, è molto accorto nel prendere le sue decisioni, e sa sempre qual è il momento giusto in cui tirarsi indietro.
Umaroth: drago di Vrael, a suo tempo guida dei Cavalieri dei Draghi, vomitò il suo Eldunarì alla morte del suo Cavaliere. Assieme agli Eldunarí di moltissimi altri draghi, Umaroth costruì la Volta delle Anime nella quale rinchiuse loro e le ultime uova di drago. Quando Eragon lo incontrerà, deciderà di seguirlo nel suo tentativo di ammazzare Galbatorix. assieme agli Eldunarí degli altri draghi.
Fírnen: il drago verde di Arya.
Katrina: moglie di Roran.
Islanzadi: regina degli [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link].
Nar Garzhvog: guida degli Urgali che hanno deciso di allearsi ai Varden.
Grimrr Zampamonca: guida dei gatti mannari che hanno deciso di allearsi ai Varden.



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